GabrielKnight2136
L'amico "errore"

Errore deriva da errare, andare di qua e di là. Ma siamo sicuri che siano errori nel senso comunemente attribuito?
Che male c'era ad esplorare?
Chi stabilisce le regole?
Un errore è un momento di crescita e ci sono alcuni che, ripensandoci, sono tali soltanto perché in disaccordo con quello che pensano gli "altri".
A me accade spesso di errare...

19 commenti
RobertoMontanari100209
Naufrago
Bellissima riflessione
L'errare di chi sbaglia strada, si conclude con una perdita di tempo
La strada "giusta" diceva un mio vecchio capo americano "è la linea retta".
Ma siamo sicuri che non sia meglio metterci un po' più di tempo, se poi arriviamo lo stesso ?
Io in genere -se sono da solo- lo faccio, e nelle città sconosciute adoro perdermi.
Mi fai venire in mente una definizione diversa, di errore informatico: "abnormal end" (fine anomala).
In effetti è proprio quello l'unico vero errore, quando non ci arrivi proprio: ti sei perso talmente gravemente, che non arriverai mai.
Per questo si dovrebbe dividere gli errori in due tipi:
Lo sbaglio, ovvero l'aver preso una strada diversa da quella usuale o aver tenuto un comportamento inconsueto. Quel tipo di errore che ti porta ad imparare qualcosa di nuovo e a scoprire nuove vie, o che alla peggio, ti fa solo perdere tempo.
L'inesattezza, cioè l'errore che esce dalla logica, il non senso.
1+1 non farà mai 3 e nemmeno 11, perché è stabilito che la somma sia 2, tutto il resto è errore senza possibilità di appello.
Chi decide quali sono le regole, chi sbaglia e chi ha ragione?
Vuoi che siano leggi o convenzioni, che vengano dettate da un parlamento, una commissione o l'assemblea di condominio, chi è quell'entità orcura a muovere le trame del giusto e dello sbagliato?
La chiamano "necessità di un ordine stabilito", che genera tutte le leggi tramite il suo ente preposto che è il comune accordo.
Mi sta bene il momento di crescita, ma vediamo di limitarci nell'errare, perché se per la crescita altrui devo rimetterci anch'io, sarà meglio che la gente mi erri molto lontano e molto velocemente.
GabrielKnight2136
Argyre, tranquillo. Errare humanvm est, perseverare autem diabolicvm. Errori reiterati sono indice di incapacità di apprendere da essi.
Ad ogni modo noi già viviamo la quotidianità compromessa dagli altrui "errori", o quelli che noi riteniamo tali. Io chiaramente mi riferivo a tutta quella serie infinita o quasi di "scelte esplorative" che, salvo una certa dose di fortuna, si rivelano errate ma in noi lasciano il segno. Errare nel mondo intricato dei sentimenti, delle scelte professionali o, semplicemente, nel prendere un bus sbagliato. Tutte cose che apportano una maggiore consapevolezza.
UtopyconII32286
Super Genio
Se non si conoscono le strade sbagliate come possiamo distinguere quali siano invece quelle giuste? E questo mezzo per conoscerle si chiama errare. Più errori conti più conosci il numero di strade sbagliate da non prendere, sarà inevitabile che avrai così più chances di imboccare invece quelle giuste.
Bisogna considerare che l'errore è relativo al tipo di obbiettivo e mindset che una determinata persona ha, se con la caffettiera squaglio il bicchiere di plastica ed il caffè cade per terra è un errore, ma se il mio obbiettivo fosse creare un'opera d'arte degenerativa non lo considererei quindi un fallimento. L'errore è relativo allo scopo, potrebbe rivelarsi la soluzione per un altro fine.
Generalmente chi compie pochi errori non sta agendo dopotutto, fa relativamente poco e non si sposta in nuovi lidi. Quindi se sbaglio poco comincerei seriamente a preoccuparmi, significa che non mi sto muovendo altrove.
RobertoMontanari100209
Naufrago
UtopyconII, approvo. Ai miei collaboratori dico sempre: "Chi non fa non sbaglia". Non devono temere l'errore, ma l'immobilità.
GabrielKnight2136
UtopyconII, perfetta analisi. Erra chi è curioso, chi sperimenta sulla propria pelle, chi è disposto a mettersi in gioco sfidando le staticità della nostra civiltà e società. Grazie ed erriamo senza remore...
GabrielKnight2136
RobertoMontanari, perdersi, anche metaforicamente, è ritrovarsi. Sembra un ossimoro, ma è uno dei pochi modi per rientrare in contatto con noi stessi. Grazie per l'intervento.
RobertoMontanari100209
Naufrago
GabrielKnight, credevo di avere il primato dell'ottimismo (qui su quag) ma forse mi batti
A parte gli scherzi, purtroppo di casi di "lost" definitivi ne conosco parecchi...
Ma a parte questo dettaglio, prova a spiegarmi meglio il meccanismo in cui perdendoti (=smarrendo i riferimenti) trovi te stesso. D'istinto ti darei ragione, ma forse intendi qualcosa di diverso da quello che ho pensato io
GabrielKnight2136
RobertoMontanari, bello lottare per un posto sul podio dell'ottimismo! I riferimenti di cui accenni sono i paletti che consolidano le nostre sicurezze, tracciano un percorso, permettono di individuare una strada già asfaltata in precedenza da "altri". Ma non necessariamente è la nostra strada, o meglio forse noi avremmo scelto un cammino che avrebbe costeggiato un fiume o magari avrebbe fatto una curva diversa. Se perdiamo i riferimenti rimaniamo spiazzati ma le strade le dobbiamo tracciare noi, per forza. Ed è in quel momento che, "errando", incontriamo quell'esserino che è il nostro io, capace forse di sbagliare ma nello stesso tempo non più contenuto in degli schemi antefatti. Potrebbe essere rivoluzionario!
Non so se intendi qualcosa di diverso e mi scuso per l'attacco di grafomania, ma l'argomento è per me di estremo interesse.
RobertoMontanari100209
Naufrago
GabrielKnight, si, credo sia un po' la "cura del deserto", dove la totale deprivazione (digiuno prima di tutto), porta a livelli di introspezione altrimenti irraggiungibili.
Cura potentissima, ma non per chiunque....