Harry_Vandenpost209301
Distributore di pillole rosse.
Ci sono diverse citazioni di Dostoevskij che mi rappresentano bene, ma credo che questa sia la più fedele.
A quel tempo avevo solo ventiquattro anni. La mia vita era già allora tetra, disordinata e solitaria fino alla selvatichezza. Non frequentavo nessuno ed evitavo perfino di parlare, e mi rintanavo sempre più nel mio cantuccio. Al lavoro, nella cancelleria,cercavo perfino di non badare a nessuno, e non solo mi accorgevo benissimo che i miei colleghi mi consideravano un originale, ma avevo sempre l'impressione che mi guardassero con un certo disgusto. Mi accadeva di pensare: perché a nessuno, tranne che a me, sembra d'esser guardato con disgusto? Uno dei nostri impiegati di cancelleria aveva un viso ripugnante e butteratissimo, addirittura quasi banditesco. Io credo che, con una faccia così indecente, non avrei avuto neanche il coraggio di alzare gli occhi su qualcuno. Un altro aveva un'uniforme così consunta che vicino a lui si sentiva già cattivo odore.
Eppure nessuno di quei signori si sentiva imbarazzato - né per l'abito, né per la faccia, e tantomeno per qualche considerazione morale. Né l'uno né l'altro s'immaginavano d'esser guardati con disgusto; e se anche l'avessero immaginato, se ne sarebbero infischiati, purché non fossero stati i superiori a giudicare.
Ora mi è perfettamente chiaro che anch'io,essendo illimitatamente vanitoso, e quindi anche esigente verso me stesso, mi guardavo spessissimo con un furibondo malcontento che giungeva fino al disgusto, e perciò, mentalmente, attribuivo a chiunque quel mio sguardo. Io, per esempio, odiavo la mia faccia, la trovavo ripugnante, e sospettavo perfino che avesse un'espressione vile, e perciò ogni volta, presentandomi al lavoro, cercavo tormentosamente di assumere un'aria il più possibile indipendente, perché non mi sospettassero di viltà, e di esprimere col viso quanta più nobiltà potevo. "Che il viso sia pure brutto", pensavo, "ma in compenso che sia nobile, espressivo e, soprattutto, estremamente intelligente". Ma sapevo anche, con una certezza che mi martirizzava, che la mia faccia non avrebbe mai potuto esprimere tutte quelle perfezioni. Ma la cosa più terribile è che la trovavo positivamente insulsa. Mentre mi sarei del tutto accontentato dell'intelligenza. Al punto che avrei addirittura acconsentito all'espressione vile, purché nel contempo avessero trovato il mio viso
terribilmente intelligente.
S'intende che odiavo tutti gli impiegati della nostra cancelleria, dal primo all'ultimo, e li disprezzavo tutti, ma nello stesso tempo in qualche modo li temevo. Capitava che a un tratto li giudicassi perfino superiori a me. La cosa mi succedeva di colpo, allora: ora li odiavo, ora li giudicavo superiori a me. Un uomo evoluto e perbene non può essere vanitoso senza essere illimitatamente esigente verso se stesso e senza disprezzarsi in certi momenti fino all'odio. Ma, sia che li disprezzassi, sia che li giudicassi superiori a me,dinanzi a quasi tutti quelli che incontravo abbassavo gli occhi. Facevo perfino degli esperimenti: avrei sostenuto almeno lo sguardo del tale su di me? E sempre lo abbassavo per primo. Ciò mi tormentava fino a mandarmi in bestia. Inoltre avevo un morboso timore di essere ridicolo e perciò ero servilmente conformista in tutto ciò che riguardava l'esteriorità; con amore seguivo il binario comune e con tutta l'anima aborrivo qualsiasi eccentricità. Ma come potevo resistere? Ero morbosamente evoluto, come appunto dev'essere evoluto l'uomo del nostro tempo. Mentre tutti loro erano ottusi e simili l'uno all'altro come pecore in un gregge. Forse a me solo , in tutta la cancelleria, sembrava costantemente di essere un codardo e uno schiavo; mi sembrava proprio perché ero evoluto. Ma non solo mi sembrava, bensì era davvero così nella realtà: ero un codardo e uno schiavo. Lo dico senza alcun imbarazzo. Ogni uomo perbene del nostro tempo è e dev'essere un codardo e uno schiavo. Questa è la sua condizione normale."
Memorie dal sottosuolo.
Zaoldyeck37364
Sognatore
"Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa del genere. Ma che cosa hanno fatto, le mie mani? Mi hanno grattato le palle, hanno scritto assegni, hanno allacciato le scarpe, hanno tirato la catena del water ecc. Ho sprecato le mani. E la testa"
Bukowski.
Zaoldyeck37364
Sognatore
Tempo fa, avrei citato anche questa come mia rappresentazione, sempre di Bukowski:
"La mosca stava ancora camminando sulla scrivania. Arrotolai il “Racing Form”, le diedi un colpo e la mancai. Non era la mia giornata. Né la mia settimana. Né il mio mese. Né il mio anno. Né la mia vita. Accidenti."
Adesso sto cercando di avere un andazzo più positivo
ypnotyca206
caleidoscopica
la vita è tutto quello che succede mentre fai progetti per il futuro (Jhonn Lennon)
"Il mondo è un palcoscenico è gli uomini e le donne sono gli attori,in una stessa vita una persona interpreta diversi ruoli", che più che una citazione è un mantra.
E a volte anche "chi è vittima del suo mal pianga se stesso"
marbone3261
musicista dilettante - poco socievole
Cristina30, Ciò che fa dello Stato un inferno sulla terra, è precisamente il tentativo dell'uomo di farne il suo paradiso. (Holderlin)
FLOWERANGEL606
elena1afx, Anch'io ho tanti SOGNI e PENSIERI che fanno RUMORE...